Quadri Pop Art

Volendo definire con il nome di qualche corrente artistica i lavori che presento in questo sito, forse è Pop Art quello che meglio risponde a questo scopo. Spesso mi hanno chiesto se ho in vendita la Marylin di Andy Wahrol o altri quadri pop art famosi, tipo i quadri da fumetti di Lichtenstein. Capisco questa domanda, anche se ovviamente è “no” la risposta.

I quadri digitali presentati in queste pagine si possono tranquillamente definire quadri pop art moderni, per quanto ogni etichetta risulti essere stretta per qualsiasi artista se applicata in maniera rigida. Ma forse, oltre a dei riferimenti alla Pop Art pertinenti in quanto relativi all’utilizzo per esempio della riproducibilità tecnica o a riferimenti ai soggetti della cultura di massa, possiamo definirli quadri Pop Art anche in una accezione diversa da quella a cui si fa riferimento quando si parla della storica corrente artistica della seconda metà del secolo scorso.

Popular Art perché la decisione di non limitare la tiratura delle stampe è una scelta “popolare”, una impostazione di lavoro che permette di evitare la speculazione sui prezzi dei quadri e garantisce la possibilità di un prezzo di molto più basso (e quindi “popolare”) sia di un quadro dipinto con tecniche tradizionali che di una stampa a tiratura limitata.

Una impostazione di lavoro che garantisce quindi la possibilità di soddisfare una domanda di arte che è presente e “popolare”, ma che troppo spesso incontra un’offerta dai prezzi troppo alti ed esclusivi, soprattutto quando magari si tratta di quadri pop art personalizzati.

Alcuni esempi di quadri identificabili con uno stile Pop Art

Il confronto che l’arte, ed in particolare la pittura, ha dovuto sostenere con l’esplosione dei Mass Media ha dato vita alla Pop Art. Negli anni in cui le televisioni e la pubblicità hanno cominciato a disseminare nel pianeta e nelle menti umane milioni di accattivanti immagini allo scopo di generare un globo di consumatori, gli artisti hanno risposto all’ondata consumistica prendendone le modalità e i prodotti finiti, e facendone rispettivamente processo creativo e Pop Art.

Siamo quindi negli Stati Uniti, negli anni 60, in un clima di patriottico ottimismo Kennediano, e con una popolazione desiderosa di forti sensazioni visive, che vengono placate dai Mass Media e le loro immagini a tinte forti e sfavillanti. John Cage aveva consigliato agli artisti di fare conoscenza con il mondo che li circondava, erano quei cosidetti "felici anni '60", famosi per il Rock allegro. Pubblicità e moda, colori vivaci, divertimento, happening, spettacoli teatrali e tecnologia eliminarono le barriere tra le varie forme d’arte; nuove forme, nuovi Media, nuove tecniche consolidarono l'egemonia dell'avanguardia americana, e molti artisti si misero di impegno per definire la loro arte unicamente americana. L'espressionismo astratto aveva svincolato l'arte americana dall’Europa, rimaneva da consolidare quella rivoluzione, e lo avrebbero fatto gli artisti degli anni 60.

Il successo della scuola di New York faceva degli artisti americani degli eroi nazionali, e mano e mano che l'arte divenne parte della vita statunitense, si rese sempre piu' difficile scioccare il pubblico. Seri, assurdi, e alla loro fine anche tragici, gli anni 60 crearono paradossi che si rifletterono in tutta l'arte americana.

Tra i detrattori della Pop Art circola la falsa credenza che la Pop Art non abbia inventato forme innovative. Ma una fantastica varietà di immagini nuove invase gallerie d’arte e musei; artisti come James Rosenquist crearono quadri composti di piu’ parti, simili a giganteschi pannelli pubblicitari che assembrano cartelli pubblicitari, riproduzioni di riviste ed altre immagini di carattere commerciale. Oggetti familiari e di uso comune vennero ingigantiti fino ad assumere proporzioni gigantesche ed i colori fluorescenti ne aumentavano l’impatto psichedelico. Artisti come Jim Dine associarono sfondi dipinti ad oggetti reali, combinando le due arti, George Segal inserì le sue sculture di gesso in allestimenti scenici, gli artisti astratti elaborarono nuovi sensazionali formati, singole immagini semplificate nelle quali campeggiavano colori brillanti ed effetti di luce. Artisti socialmente impegnati come Edward Kienholz diedero vita ad una aspra satira sociale ed a una critica politica in opere controverse, mentre Jasper Johns o Robert Rauschenberg mantennero un maggior distacco dalle eccentricità della scena americana.

Delineando problematiche che diventarono fondamentali durante gli anni sessanta, Jasper Johns domino’ la scena, con la celeberrima bandiera, egli sollevò l’interrogativo se la bandiera fosse un oggetto o un quadro; piu’ tardi Johns continuò con le sue straordinarie giustapposizioni tra realtà ed illusione, tra vero e dipinto, equilibrò il freddo intelletto con l’emozione spontanea creando una tensione tra immagini preconcette ed improvvise pennellate sensuali. Interessato al linguaggio ed ai giochi di parole, Jones dava etichette agli oggetti come aveva già fatto Larry Rivers, un altro pioniere della Pop Art.

In una fattoria del New Jersey George Segal usa come studio un pollaio abbandonato e dice: “Mi sono posto molte domande, la tradizione di Cage, Cunningham e Duchamp, era una spinta verso la cerebralità, la freddezza, la distanza, la rimozione, io venivo dalla terrenità, dalla corporalità e dall’espressionismo, dall’espressionismo astratto, vedete il mio stomaco sporge troppo, adoro mangiare, sono sciatto e dipingo lasciando che il colore coli sulle tele, così faceva Dine, così faceva Oldenburg, credo che abbiano in comune un certo tipo di background espressionista, ma nessuno di noi riuscirebbe a rendere tutte le forme dell’espressionismo astratto. La preoccupazione di esprimere se stessi credo sia fondamentale per la Pop Art, era uno dei comuni denominatori occuparsi delle cose che ci circondano che sono nostre alla luce della nostra esperienza. Iniziai a lavorare col gesso soprattutto perché ero disgustato dalla mia pittura, volevo entrare nelle tre dimensioni, nello spazio vero, fino ad allora avevo dipinto soltanto figure, figure su tela a grandezza naturale. Ero arrabbiato, impaziente e cercavo del materiale veloce, non avevo soldi, non potevo permettermi il bronzo e non mi piaceva nessun passaggio intermedio, volevo lavorare direttamente. Cosi andai in un deposito di legname e comprai cento libbre di gesso ad otto centesimi la libbra, e’ bianco e prende la forma di qualunque struttura, e’ fluido come l’acqua, posso trattarlo come acquerello e solidifica come roccia, posso scalpellarlo, posso modellarlo, posso essere dolce o violento: tutte queste qualità del gesso sono utili, e a me piacciono”

Negli happening, il consiglio di John Cage di mescolare l’arte e la vita, diede i suoi frutti, il teatro di questo artista era una derivazione della pittura e in esso, azione e forma si riversavano nello spazio reale. Richiamando i piu’ assurdi riti Dadà e futuristi, gli happening erano una manifestazione tipica degli anni sessanta della spinta della liberazione degli istinti primitivi e dell’invito alla spontaneità.

Verso la fine degli anni sessanta anche se gli artisti della Pop Art venivano seguiti, si sperimentavano altre strade contemporaneamente, le piu’ importanti tra queste erano l’arte minimalista e i movimenti dei contorni netti, e l’astrattismo nel campo del colore; quest’ultimo, definito come astrattismo post pittorico, poneva l’enfasi su reazioni di puro colore, estendendo l’estetica modernista derivata dall’impressionismo e dal fauvismo. L’arte minimalista d’altro canto era un fenomeno puramente americano, poneva l’accento sull’intrinseca qualità letterale del materiale inalterato, e sulla concretezza dell’opera d’arte.

Lisandro

P.S. I quadri degli artisti famosi della Pop Art inseriti in questo testo e loro riproduzioni, ovviamente non sono in vendita su questo sito, sono solo un piccolo omaggio agli artisti citati.

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